STORIA

La storia dell’Istituto per le Materie e Forme Inconsapevoli (IMFI) si lega strettamente alla vicenda del movimento di contestazione della reclusione manicomiale. Un movimento che a Genova parte dal basso, dagli operatori, con la pubblicazione nel 1974 del Libro bianco sui manicomi promossa dai sindacati. Su quell’onda l’assessore alla Sanità della Provincia Umberto Cavallin faceva arrivare a Genova, nel maggio 1978, Antonio Slavich, già collaboratore di Basaglia a Gorizia e direttore dell’ospedale psichiatrico di Ferrara dal 1971.
Antonio Slavich fece subito sentire la sua presenza e il suo modo di intendere una nuova realtà manicomiale, iniziando a far abbattere le inferriate che dividevano i reparti e i rispettivi giardini. Instaurò l’Assemblea Generale: incontri settimanali con pazienti, medici ed operatori di base. La partecipazione era, in media, di circa 50 pazienti, 10 medici e 5 cinque operatori. Durante gli incontri si discuteva della vita nei reparti e sulla gestione delle cose quotidiane. All’interno del manicomio, ancora negli anni ’70, esistevano i“pazienti lavoratori”: persone ricoverate che lavoravano in nero per poche migliaia di lire nei servizi di pulizia, di giardinaggio, di lavanderia. Slavich pose fine a questa anomalia con l’Associazione “Centro Sociale di Quarto”, creata nel 1980 per fare entrare da fuori realtà esterne, organizzare gite, feste e momenti ludici, aprire un bar con funzioni di spaccio e intrattenimento e per gestire a norma il lavoro effettuato dai pazienti. Nel 1982 creò la Cooperativa Sociale “La Scopa Meravigliante”, con lo scopo di facilitare l’inserimento lavorativo dei pazienti psichiatrici, ricoverati e no. Slavich era amato dagli ospiti del manicomio, e le persone esterne, che casualmente si imbattevano in un incontro tra Slavich ed un ospite, notavano subito la profonda intensità di stima e reciproca fiducia anche solo nei loro sguardi. D’altra parte Slavich era solito dire che “per chiudere un manicomio, bisognava prima averlo amato!”
Sempre per fare entrare l’esterno all’interno, nel 1988, creò l’Istituto per le Materie e le Forme Inconsapevoli per “contaminare” con l’arte il mondo chiuso del manicomio. In questo contesto nacque l’amicizia e la collaborazione con Claudio Costa di cui aveva notato come questi era capace di dar vita a momenti di incontri espressivi con i pazienti coinvolgendo altri artisti, operatori del manicomio e volontari di diverse esperienze e inserendo anche piccoli atelier nelle divisioni di ricovero.
Questa capacità comunicativa, in cui era implicita la grande umanità di Costa, fece sì che Slavich proponesse all’artista, di costituire una organizzazione di volontariato per promuovere, facilitare e gestire attività di arteterapia rivolta ai pazienti, ospiti o meno del manicomio. Claudio Costa accettò e nacque così l’Istituto per le Materie e le Forme Inconsapevoli con Claudio Costa presidente. Fu stipulata una convenzione con la U.S.L. in cui veniva assegnato un locale come sede istituzionale dell’IMFI. Oltre ad essere Sede Legale ed atelier dell’IMFI, in considerazione dell’ampiezza del locale, Claudio vi poteva creare anche le sue opere.
Tra i compiti istituzionali dell’I.M.F.I. vi sono la promozione, la divulgazione e la ricerca delle creatività espressive (pittura, disegno, scultura, scrittura, teatro, musica, audiovisivi, ecc.) che tuttora sono perseguiti tramite i laboratori, seguiti dai volontari, da qualche tempo aperti oltre che ai pazienti a partecipanti esterni.